STEFANO PAGLIARINI

GIORNALISTA

Lo “stress da Covid è attenuante”: la sentenza (spiegata) del femminicidio di Lorena Quaranta

Intanto diciamo subito che questa non è una sentenza definitiva. Anzi, è la Corte di Cassazione (il così detto terzo grado) che rimanda la decisione al grado precedente, cioè il secondo: in questo caso la Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria. Perché? La Cassazione non entra nel merito bensì nel metodo. Dice ai giudici di Appello di rivalutare la loro decisione, tenendo in considerazione una cosa che, secondo la Cassazione, non è stata “indagata” a dovere: l’incidenza della pandemia da Covid e delle relative restrizioni sullo stato psicologico di Antonio De Pace, l’infermiere che, il 31 marzo del 2020, ha strangolato la sua ragazza, Lorena Quaranta, 27 anni, nella loro abitazione di Furci Siculo, in provincia di Messina. Ma attenzione: la nuova valutazione riguarda solo la scelta di concedere o meno le attenuanti generiche.

Ma vediamo il passaggio:

“Deve stimarsi che i giudici di merito non abbiano compiutamente verificato se, data la specificità del contesto, possa, ed in quale misura, ascriversi all'imputato di non avere "efficacemente tentato di contrastare" lo stato di angoscia del quale era preda e, parallelamente, se la fonte del disagio, evidentemente rappresentata dal sopraggiungere dell'emergenza pandemica; con tutto ciò che essa ha determinato sulla vita di ciascuno e, quindi, anche dei protagonisti della vicenda, e, ancor più, la contingente difficoltà di porvi rimedio costituiscano fattori incidenti sulla misura della responsabilità penale”. 

Tradotto. Si chiede ai giudici dell’Appello di capire se si possa imputare a De Pace di non aver contrastato quell’angoscia di cui era preda e, se la fonte del disagio, e l’eventuale impossibilità di disinnescarlo, possano avere un peso sulla sentenza definitiva. Le toghe romane rimandano indietro la sentenza dicendo ai colleghi: Non avete tenuto conto dello stress dovuto dalla pandemia per decidere se concedere o no le attenuanti generiche. Quindi capite bene se l’imputato aveva compreso di essere nel disagio e se ha provato a porvi rimedio o meno. È come se ci fosse un deficit motivazionale e per la Cassazione quella lacuna va indagata per arrivare a una sentenza inoppugnabile. 

Sostanzialmente nella sentenza si fa riferimento alla componente ansiosa di cui era portatore De Pace, in quel periodo amplificata dalla pandemia. Questo atteggiamento psicologico, per i giudici, potrebbe incidere sulla valutazione finale, compreso il tentativo di suicidio. Posizione sempre contestata dai legali della famiglia di Lorena Quaranta che, come riconosciuto in Appello, riconducono il gesto “alla disperazione da lui avvertita a fronte dell’apprezzamento della commissione di un gesto dalle conseguenze tanto drammatiche quanto irreparabili, piuttosto che al supposto disturbo psicotico”. 

Ma perché ha fatto scalpore la sentenza del 20 luglio? Perchè la Cassazione di fatto annulla una sentenza definitiva. Ora lo stress da Covid rivendicato dalla difesa potrebbe rappresentare quella attenuante che gli era stata negata dalla Corte d’Assise di Reggio Calabria e che, se riconosciuta, annullerebbe di fatto l’ergastolo.

Una vittoria per la difesa ma non per la parte civile che ha parlato di un orientamento che fa paura: “Se ogni volta che avviene un femminicidio dobbiamo considerare quello che è lo stato emotivo di chi ha compiuto un delitto talmente efferato, allora significa che tutto può essere giustificato” ha detto l’avvocato Cettina La Torre, rappresentante di una parte civile. 

La dinamica del femminicidio

La notte del 31 marzo 2020 Lorena Quaranta è morta dopo essere stata strangolata. Tutto questo al termine di una lite con il fidanzato, iniziata la sera prima e terminata poi in tragedia nell’appartamento di Furci Siculo in cui i due abitavano. I due stavano insieme da quattro anni e, nell’ultimo anno, quello di convivenza, in lui era sempre più forte un senso di insofferenza per la presenza di lei. 

Quella sera lui l’ha colpita con un oggetto contundente alla fronte, poi si è messo su di lei, l’ha immobilizzarla in posizione supina, con le braccia bloccate e, con una mano sul naso e una sulla bocca, la ha stretto il collo fino a ucciderla. Poi ha tentato il suicidio due volte, prima provocandosi dei tagli ai polsi e, successivamente, gettando un asciugacapelli acceso all’ interno della vasca da bagno nella quale egli si era immerso, facendo scattare l’attivazione del dispositivo salvavita. Alla base sembrava esserci una sola “giustificazione”, inusuale quanto agghiacciante: uno stato d’ansia che da giorni avrebbe tormentato il 27enne, provocato dalla paura di essere stato contagiato dal coronavirus insieme alla stessa Lorena. Ipotesi successivamente smentita dai tamponi effettuati su entrambi dal personale sanitario.

Stefano Pagliarini

Giornalista di strada. Classe 1984. Stefano Pagliarini è nato a Vercelli e cresciuto ad Ancona. Si è laureato in Scienze Politiche all’università di Macerata, per cui è stato autore di alcune pubblicazioni scientifiche. Sul quotidiano Il Messaggero, per cui ha collaborato dal 2012 al 2014, ha firmato numerosi articoli sul caso del latitante Filippo De Cristofaro (“killer del catamarano”), tra cui un reportage sulla sua evasione nel 2014. Ha collaborato col giornale online AnconaToday, del gruppo Citynews dal 2011, di cui ha poi assunto la carica di responsabile editoriale dal 2015 al 2021. Si è sempre occupato soprattutto di cronaca nera e giudiziaria, con reportage e inchieste sul terremoto delle Marche dal 2016 e della c.d. Strage di Corinaldo dal 2018. Per gli esteri di Today.it, nel 2020, firma un reportage dal Kenya, dove ha lavorato per quasi un mese. Oggi è giornalista della redazione nazionale di Today.it. Oltre il lavoro c’è il nuoto, calcio, cinema e fumetti di Batman. Ha scritto un libro sul fenomeno dei minori stranieri non accompagnati nel 2008, ma quella era un’altra vita.

About Me

Giornalista di strada. Classe 1984. Sono nato a Vercelli, mi sono laureato in Scienze Politiche all’università di Macerata e sono cresciuto ad Ancona. Ex Il Messaggero. Collaboro con Ancona Today e Citynews dal 2011. Mi sono sempre occupato soprattutto di cronaca nera e giudiziaria. Oltre quello c’è il nuoto, calcio, cinema e fumetti di Batman. Ho scritto un libro sulla legge Bossi-Fini, ma era un’altra vita. Continua a leggere…

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