Tony Effe non è né una vittima né un perseguitato ma togliere il palco a un cantante per ciò che dice, chiunque esso sia, è ingiusto e rappresenta un errore madornale. Il fatto. Al cantante ,che si sarebbe dovuto esibire a Roma per il capodanno 2025, è stato chiesto, inizialmente da alcuni esponenti del Pd, di Azione, delle associazioni e anche di Fdl e infine dal Campidoglio, di non salire sul palco dell’evento di fine anno, per i tesi delle sue canzoni, che “sono irrispettosi nei confronti delle donne”.
È ingiusto perché crediamo tutti (mi auguro) in un Paese in cui ci sia ancora libertà. Poi possiamo anche chiederci se le porcherie che canta Effe rientrino nel concetto di “libertà di espressione”. Ma intanto lui ha il suo seguito e quello non può essere arginato. Sicuramente non può essere un Comune o un comitato etico di turno a sentenziare. Decide il mercato. Se la gente lo ascolta, che canti.
Togliergli il palco è anche un errore perché i problemi non si risolvono così. La vera sfida, per chi vuole cambiare la cultura di un Paese misogino e dove il patriarcato respira ancora, è lavorare per rendere quelli come Tony Effe qualcosa di inascoltabile, di irricevibile, di inutile.
Ma qualcuno ha pensato bene di strappargli il microfono. E cosa abbiamo ottenuto? Il rapper è passato per quello che non è, magari ha pure ispirato la simpatia di nuovi giovani, che fino a ieri manco sapevano chi fosse, aumentando così il suo egagement. Tanto che è stato cacciato dalla porta delle celebrazioni ufficiali della Capitale, per poi rientrare dalla finestra per conto suo con uno show auto-organizzato.
La cosa da fare era una sola: non invitarlo fin dall’inizio. In tutto questo pasticcio il grande imputato non dovrebbe essere il cantante bensì il Comune di Roma che, diciamoci la verità, ha pensato bene di dare spazio a un tizio senza manco sapere chi fosse, salvo poi ingranare la marcia indietro quando glielo hanno fatto presente. La responsabilità maggiore non è di chi la cultura dello stupro la mette nelle proprie canzoni ma delle istituzioni che legittimano quella cultura con inviti ufficiali. In questo caso il sindaco Di Roma Roberto Gualtieri e il Partito democratico che egli rappresenta.
Adesso la toppa è peggio del buco. E allora sarebbe il caso che sia il Campidoglio ad assumersi le proprie responsabilità e dall’atra ridare subito un palco a Tony Effe. Prima che si a troppo tardi.