La morte di Emmanuel è un “omicidio razzista”. E’ questo il refrain ripetuto da siti, quotidiani e tg. Ma non per Fermo. La città di Amedeo Mancini, il 39enne fermato con l’accusa di aver ucciso il cittadino nigeriano davanti agli occhi della moglie da lui insultata, non vuole bollini. Non vuole etichettature. Il motivo: conosce Amedè, sa chi è e di cosa si nutre. Il borgo nel sud delle Marche non è una metropoli. Non arriva a 40mila abitanti. A Fermo si conoscono tutti. E sanno che Mancini avrebbe potuto dare della “scimmia” alla moglie di Emmanuel come avrebbe potuto insultare una persona qualsiasi durante una serata al pub. Amedeo Mancini era un agricoltore che, finito il lavoro nei campi, si trasformava in un “provocatore” che si nutriva di violenza. Nella antica roccaforte papalina, dove la destra e la sinistra non hanno mai eguagliato la forza del potere ecclesiastico e dove oggi governa una coalizione di forze trasversali, il sentimento ben diverso da quello che emerge dalle cronache nazionali.