E’ uscito “Gli uomini sono bastardi. Dieci storie nere e perfettamente italiane”: il nuovo libro edito Piemme del saggista, scrittore e giornalista di “Panorama” e “Quarto Grado” Carmelo Abbate, con cui io ho avuto il piacere di collaborare per il capitolo 6, dedicato al caso di Jurgen Mazzoni, lo “stalker infatuato di Senigallia”. Per me questo lavoro non è solo una riga in più sul curriculum, ma un’esperienza di vera inchiesta giornalistica perché si rifletta tutti su un problema dannatamente serio come quello della violenza di genere. Questo è un libro che ci fa riflettere e sono fiero di aver collaborato alla sua realizzazione.
Abstract del libro
Il fidanzato premuroso, il vigile del fuoco tutto d’un pezzo, il padre amorevole, il professionista ricco e stimato, l’operaio tutto casa e lavoro, l’immigrato dalla famiglia numerosa, l’amico affettuoso… Dieci uomini così diversi e così uguali, dieci normali storie d’amore. Ma questa normalità, fatta di coppie apparentemente perfette, genera mostri, capaci ogni volta di palesarsi. Basta poco: che la donna si ribelli alla routine, che si stanchi del ruolo di casalinga soddisfatta o madre impeccabile, che rifiuti il controllo asfissiante, la gelosia, le percosse di chi in lei vede una proprietà privata: «Mia o di nessun altro». È allora che l’oggetto d’amore diventa solo cosa. E non appena teme di perderne il possesso, l’uomo, il maschio, si fa persecutore, carceriere, aguzzino, macchina per uccidere. Queste dieci storie sono, tutte, straordinarie e al tempo stesso tragicamente paradigmatiche. Alcune hanno occupato per settimane intere le pagine dei giornali e gli schermi della tv, ma qui è come se ci apparissero per la prima volta. Hanno gli occhi di Carlotta, Elena, Sara, Valentina, Hina, ma potrebbero averne mille altri. Sono dieci vicende nerissime, dieci gialli contemporanei accaduti in Italia, in questi anni, vicino a noi, potrebbero essere della porta accanto. Dieci casi che trovano tragica eco quasi ogni giorno nelle cronache, e che per questo devono metterci in guardia. Parlano di noi. La loro voce profonda e sommessa sussurra di un male radicato che alberga nel cuore di un Paese, il nostro, che ama dipingersi come modello di civiltà e invece è ancora pervaso da arretratezza e disparità. Anche quei dieci maschi vuoti, dominati da un’idea perversa dell’amore, ossessionati dal terrore di veder crollare il loro potere, ci guardano dritti in faccia. E ci riguardano. Tutti.