“Specie dopo la crisi del 2008, le donne trovano più frequentemente lavori a basso salario e questo aggrava il rischio di subire fenomeni di violenza economica. Occorre intervenire, anche perché il nostro tasso di occupazione femminile al momento è il più basso in Europa: basti pensare che quasi il 50% delle donne italiane non ha un lavoro”.
Lo ha detto il presidente del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, un organo di consulenza del governo in materia di lavoro, economia e leggi sociali) Renato Brunetta, in un convegno sulla sicurezza e pari opportunità sui luoghi di lavoro, tenutosi a Milano lo scorso 30 novembre.
“Del resto – ha aggiunto il presidente del Cnel -, un Paese che in un anno ha oltre cento donne uccise da uomini, o che crea più di mille morti sul lavoro, non è un Paese civile. Viene meno il patto sociale che tiene insieme un Paese”. Poi Brunetta ha citato le così dette “donne sandwich”. Chi sono? Quelle che hanno un lavoro ma che, in molti casi, sono separate o comunque sole e sono schiacciate tra la cura dei figli e la cura dei genitori anziani o malati. “Anche questa è violenza economica. E allora – ha concluso Brunetta – sappiamo che, anche se non basta, l’istruzione e il lavoro riducono il rischio di violenza economica del 20-30%”. Non basta ma è bene partire da lì. Ce lo ha insegnato tragicamente, il femminicidio di Giulia Cecchettin, arrivato dopo che il suo ex aveva esternato il disagio per il fatto che lei si stesse per laureare.