Sta aumentando la violenza su chi lavora nella sanità. Le categorie più colpite? Le donne e gli stranieri. Più 40% degli episodi di violenze fisiche e psicologiche contro le professioniste sanitarie negli ultimi 3 anni. Più 35% delle discriminazioni contro le professioniste sanitarie di origine straniera. Dall’1 al 20 agosto 2024 non c’è stato un solo giorno in cui un medico o un infermiere non abbia subito violenza fisica e nell’80% dei casi la vittima era una donna. Nella maggior parte dei casi da un paziente o da un parente di quest’ultimo. Al primo posto ci sono i pronto soccorsi, al secondo gli interventi degli operatori del 118, al terzo i reparti di psichiatria. E questa è tra le ragioni che spingerebbe molte di loro a lasciare l’Italia, per trasferirsi all’estero, in particolare Germania, Svizzera, Olanda o Regno Unito.
Lo dice un report su aggressioni e abusi subiti dai professionisti medico-sanitari in Italia e nel mondo, con un focus particolare sulle donne, realizzato dell’associazione Medici di origine straniera in Italia (Amsi), con l’Unione medica euromediterranea (Umem) e al Movimento internazionale uniti per Unire.
“Siamo di fronte a un vero e proprio allarme sociale, a una piaga che non riguarda solo l’Italia, ma tutta l’Europa, e aumenta in modo esponenziale nei Paesi in via di sviluppo” ha detto Foad Aodi, presidente dell’Amsi.
A livello globale invece aumentano nel 42% le aggressioni contro i professionisti della sanità, di cui oltre la metà sono dottoresse e infermiere. In Europa la media delle aggressioni tocca il 40% dei professionisti, mentre nei Paesi in via di sviluppo si può arrivare anche al 95%. Tra i paesi più coinvolti dal fenomeno ci sono India, Pakistan, Afghanistan, Yemen e paesi africani, tra cui Somalia e Congo.
Quanto ai paesi avanzati, “va combattuta la mala convinzione che il malfunzionamento delle strutture sia responsabilità dei professionisti sanitari”, così come va eradicato “il maschilismo: nei luoghi di lavoro o in famiglia, l’uomo esercita il suo potere, obbligando le giovani donne a subire violenze sessuali” ha continuato Il presidente di Amsi, Foad Aodi.
Quanto all’Italia, il dirigente ricorda “il recente episodio della dottoressa aggredita in Puglia che ha annunciato le dimissioni”. Aodi conclude con un appello: “La politica italiana deve intervenire a tutela di mediche e infermiere”. In tal senso, “accogliamo l’appello del Dott. Filippo Anelli, Presidente Fnomceo e numero uno dell’Ordine dei Medici della Puglia: fermiamo tutto! Scendiamo nelle piazze come hanno fatto in India, dove un milione di professionisti sanitari hanno protestato per l’uccisione di una collega, prima violentata e poi barbaramente assassinata”.